Fondazione Sicilia e Fondazione MIA presentano a Palermo la mostra dedicata all’opera di Giovanni Chiaramonte, tra i maestri viventi della fotografia italiana, che come pochi altri ha contribuito alla ridefinizione poetico-concettuale dell’immagine del paesaggio contemporaneo.
La mostra, organizzata da Martina Annaloro e Antonio Biancucci, propone 45 fotografie, molte delle quali mai esposte né pubblicate, che ripercorre oltre due decenni – dal 1980 ai primi anni del 2000 – di ricerca intorno ai diversi modi di percepire il paesaggio e la veduta urbana, da sempre al centro della fotografia e della riflessione teorica di Chiaramonte.
La mostra si configura dunque come occasione di rilettura e sistematizzazione di una fase di lavoro centrale nella biografia artistica del fotografo.
In questa esplorazione (suddivisa in tre capitoli: Italia, Europe, America), il nostro Paese è il punto d’osservazione privilegiato: il suo territorio, che si presenta come una stratificazione di culture e civiltà, racconta la storia dell’intero occidente. Il paesaggio italiano diviene la matrice per leggere e comprendere l’intero Occidente, la sua cultura e il suo destino; è la lente attraverso la quale Chiaramonte mostra i tanti luoghi che esplora.
Tra le vestigia del Vecchio Continente, l’autore cerca l’origine della nostra civiltà, compiendo un vero e proprio pellegrinaggio dalla memoria di Atene e Roma attraverso Berlino fino al Bosforo e a Gerusalemme, tappa carica di significato nel suo viaggio in profondità nella storia.
Nelle fotografie dedicate al paesaggio americano, gli Stati Uniti e l’America Centrale, Chiaramonte rintraccia ancora una volta il cammino dell’Occidente, le ragioni per costruire una nuova città europea, secondo una visione dell’uomo corrispondente al suo destino di libertà e felicità.
Per Chiaramonte non esiste più un punto di vista preordinato per osservare il paesaggio; quest’ultimo diventa luogo suscettibile di differenti rappresentazioni che seguono le dinamiche dell’esperienza individuale. Le immagini s’illuminano al loro interno e prendono luce e colore a partire dalla linea dell’infinito che l’obiettivo del fotografo costantemente mette a fuoco. È questo il “realismo infinito” del titolo e di cui parla lo stesso autore offrendoci una chiave di lettura fondamentale del proprio immaginario visivo.
Scrive Corrado Benigni nel testo del libro che accompagna la mostra: «La sua arte, da sempre legata a un’esplorazione esistenziale e spirituale, è un ‘testo’ stratificato che narra il lungo e difficile cammino dentro le immagini per costruire un discorso che va oltre la dimensione del racconto del mondo, rivelando piuttosto i fondamenti del vedere umano… Chiaramonte sa bene che non c’è nessuna armonia nel mondo, nessuna totalità, nessuna compiutezza. La sua non è una fotografia consolatoria. L’ultima resistenza – sembra suggerirci – è solo quella dell’immagine che mostrando le cose le fa esistere in una luce nuova, come fa la parola nominandole».
Secondo Teju Cole: «Osservando queste immagini, non siamo più assaliti da un senso di velocità irrefrenabile, quanto piuttosto da una percezione di dialogo tra uomo e sole… E che si tratti di una città o di un villaggio, di una montagna o di una spiaggia, nonostante la varietà degli elementi verticali, dietro tutto, o forse al di sopra di tutto, sta il cantus firmus dell’orizzonte, quell’elemento che stabilizza il mondo al limite della visione, colto indelebilmente un istante prima che la luce svanisca».
In occasione della mostra è stato realizzato il volume edito in due versioni, italiano e inglese, pubblicato da ELECTA e riunisce 100 immagini che sarà disponibile presso il bookshop di Palazzo Branciforte.
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Orari di apertura mostra:
martedì/domenica 9.30 – 19.30
Per informazioni:
Biglietteria Palazzo Branciforte
t. 091.8887767 – 39.091.7657621